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La filiera professionalizzante in Italia: intervista a Franco Pozzi, Direttore Generale CNOS-FAP Lombardia

  • 3 Giugno 2025

Un dialogo strategico nell’ambito dell’Osservatorio Digitale CNOS-FAP e PTS CLAS

Nel quadro delle attività promosse dall’Osservatorio Digitale – progetto condiviso tra CNOS-FAP Nazionale e PTSClas per monitorare le politiche formative e del lavoro in Italia – è stata realizzata un’intervista approfondita a Franco Pozzi, Direttore Generale di CNOS-FAP Regione Lombardia. Con oltre 35 anni di esperienza nel settore, Pozzi ci guida in un viaggio articolato all’interno della filiera professionalizzante italiana, soffermandosi su elementi distintivi, buone pratiche e prospettive future del sistema lombardo.

La filiera professionalizzante: un percorso continuo dal III al V livello EQF

Secondo Pozzi, è essenziale considerare la filiera professionalizzante come un percorso unitario articolato in quattro fasi principali:

  1. Qualifica professionale triennale (3° livello EQF): forma l’operatore, figura professionale in grado di inserirsi in contesti operativi.
  2. Diploma professionale (4° livello EQF): consente di conseguire il titolo di “tecnico” e acquisire competenze più approfondite.
  3. Percorsi IFTS annuali: corsi di istruzione e formazione tecnica superiore, che rilasciano un attestato di specializzazione tecnica post-diploma.
  4. Percorsi ITS biennali (5° livello EQF): mirano a formare figure professionali capaci di gestire anche aspetti progettuali e organizzativi.

L’attuale riforma 4+2 mira a creare un accesso diretto ai percorsi ITS dopo il diploma professionale, rafforzando l’integrazione tra i livelli formativi.

L’approccio dei CFP: flessibilità, laboratori e apprendimento esperienziale

I Centri di Formazione Professionale (CFP) rappresentano un unicum nel panorama dell’istruzione post-obbligo. Franco Pozzi nell’intervista ne evidenzia l’approccio distintivo, fondato su:

  1. Standard minimi nazionali definiti in Conferenza Stato-Regioni;
  2. Maggiore flessibilità organizzativa, rispetto alla scuola secondaria, nella declinazione dei contenuti;
  3. Apprendimento esperienziale: il sapere nasce dal “fare”, con l’attività pratica come premessa per la teoria;
  4. Relazione costante con il territorio e con le aziende ospitanti, che partecipano a stage, tirocini, seminari, accademie aziendali.

Inoltre, i CFP permettono una personalizzazione del percorso in base ai bisogni del gruppo classe e del singolo allievo, soprattutto attraverso l’uso intensivo dei laboratori e l’interazione diretta con il mondo del lavoro.

Il sistema duale lombardo: integrazione tra formazione interna ed esterna

Il sistema duale, nella sua configurazione lombarda, rappresenta secondo Pozzi una best practice nazionale, se non europea.

I tratti caratterizzanti:

  1. Almeno il 30% delle 990 ore annue da svolgersi in alternanza formativa in azienda;
  2. Apprendistato di primo livello (art. 43): contratto che prevede la combinazione di formazione esterna (300-450 ore), formazione interna (training on the job e/o aula in Academy aziendale) e lavoro effettivo;
  3. Forte collaborazione tra CFP, famiglia, azienda e studente, per garantire una progettazione condivisa del percorso;
  4. Attivazione di gruppi-classe omogenei di apprendisti, per mantenere anche il valore educativo e relazionale del gruppo.

Il sistema duale non si limita all’alternanza, ma è un modello integrato di formazione e lavoro, in grado di anticipare le esigenze aziendali e promuovere un accompagnamento personalizzato.

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Il tutor come figura educativa e strategica

Un altro pilastro del modello descritto da Pozzi è il tutor formativo, il cui ruolo ha assunto negli anni una valenza sempre più strategica.

Il tutor:

  1. Conosce gli allievi individualmente e ne segue lo sviluppo personale e professionale;
  2. Visita le aziende, dialoga con i tutor aziendali e costruisce una “fiducia educativa” reciproca;
  3. Favorisce il raccordo tra scuola e lavoro, promuovendo la personalizzazione dei percorsi, soprattutto nei casi di fragilità;
  4. Può provenire sia dall’area tecnica sia da quella trasversale, a seconda del profilo e del contesto lavorativo coinvolto.

IFTS e ITS: percorsi diversi per esigenze e obiettivi differenti

Pozzi distingue chiaramente i due percorsi post-diploma:
  1. Gli IFTS sono percorsi brevi (anche 6-7 mesi in apprendistato), molto orientati all’inserimento lavorativo rapido, ideali per chi vuole specializzarsi tecnicamente o riorientarsi.
  2. Gli ITS, invece, offrono una formazione biennale più approfondita, adatta a sviluppare competenze progettuali, gestionali e di coordinamento, con un’uscita al 5° livello EQF.

La corretta comunicazione con le aziende è cruciale: secondo Pozzi, molte imprese devono ancora familiarizzare con le potenzialità offerte da questi titoli, spesso sottovalutati rispetto ai diplomi quinquennali o alle lauree.

I benefici per le aziende: investimento formativo e fidelizzazione

Le aziende che scelgono di aderire a percorsi in apprendistato o in alternanza ottengono vantaggi concreti:

  1. Riduzione dei costi contrattuali: le ore di formazione esterna possono non essere retribuite; quelle interne lo sono solo al 10%;
  2. Risparmio nei processi di selezione, grazie alla formazione in ingresso;
  3. Opportunità di fidelizzare i giovani, formandoli secondo i propri standard;
  4. Possibilità di partecipare attivamente alla formazione delle risorse, valorizzandole anche dal punto di vista umano.

Pozzi sottolinea come sempre più aziende, in particolare nei percorsi IFTS, comprendano il valore strategico dell’apprendistato e adottino incentivi per rendere i percorsi più attrattivi.

Sfide attuali: aggiornamento continuo e nuovi settori professionali

Tra le principali sfide per il futuro della formazione professionale, Pozzi individua:

  1. La formazione continua del corpo docente, che deve aggiornarsi costantemente per rispondere a un mercato in rapida evoluzione;
  2. La sperimentazione permanente: ogni nuova misura (come il duale o la riforma 4+2) comporta l’adattamento del sistema;
  3. L’apertura a nuovi settori professionali (es. motoristica, refrigerazione, trasporti) sulla base dei fabbisogni territoriali;
  4. Il coinvolgimento diretto delle aziende nella progettazione dell’offerta formativa.

In conclusione, Franco Pozzi descrive un sistema in movimento, fondato sull’alleanza educativa tra formazione professionale e impresa. Un modello capace di rinnovarsi, di includere e di offrire a ogni giovane la propria strada per il successo personale e professionale.

→ Guarda l’intervista completa a Franco Pozzi sul canale YouTube di CNOS-FAP Regione Lombardia